11.5.3 Coniugazione del mais-que-perfeito composto
Il mais-que-perfeito composto, trapassato prossimo (piuccheperfetto) in italiano, è l'unico tempo verbale che in tutte le lingue del mondo, o almeno nelle lingue indogermaniche, viene utilizzato nella stessa maniera. Il suo uso è facile da capire.
Gli avvenimenti non vengono raccontati in ordine cronologico.
Non potei pagare, avevo perduto il mio portamonete.
sbagliato: Non potei pagare, persi il mio portamonete.
sbagliato: Non potei pagare, perdevo il mio portamonete.
sbagliato: Non potei pagare, ho perduto il mio portamonete.
Il fatto che l'azione è compiuta è essenziale per la comprensione della frase.
Non aveva studiato e pertanto non passò l'esame.
sbagliato: Non studiava e pertanto non passò l'esame.
sbagliato: Non ha studiato e pertanto non passò l'esame.
L'unica cosa che sorprende riguardo al trapassato prossimo è il fatto che pur essendo un tempo verbale usato in un contesto così preciso, venga sempre descritto male. L'anteriorità da sola non prevede il trapassato prossimo, benché questo venga detto dappertutto, cfr. 11.3.
Anche la formazione di questo tempo è molto semplice. Il mais-que-perfeito composto si forma con l'imperfetto del verbo ausiliare "ter" (tinha, tinhas, tinha, tinhamos, tinham) e il participio passato, ossia esattamente come in italiano e tutte le altre lingue indogermaniche.
Eu
tinha
lido.
Io
avevo
letto.
Coniugate i seguenti verbi nel mais-que-perfeito composto.