12.3.3 Conjuntivo e concordanza dei tempi

L'esercizio che segue è sulla concordanza dei tempi. Si può dire che questo fenomeno esista in tutte le proposizioni subordinate. Se c'è una proposizione subordinata bisogna chiarire se l'azione descritta nella proposizione subordinata si è svolta prima, allo stesso tempo o dopo l'azione descritta nella proposizione principale. Verbi come pensare, credere, temere, sperare, dire, contare ecc. descrivono una presentazione mentale. Qualcuno crede o spera che qualcosa sia successo prima, stia succedendo o succederà. Alcuni di questi verbi reggono l'indicativo, altri il conjuntivo, ma la logica è la stessa in entrambi i casi. Il discorso indiretto è molto spesso visto come un fenomeno speciale, il che è sbagliato. Esso è soltanto un caso speciale della concordanza dei tempi in generale: per quanto riguarda i tempi verbali da utilizzare non c'è nessuna differenza.

Io dissi che aveva mentito.
Io pensai che aveva mentito.

La logica è la stessa anche nel caso in cui il verbo della proposizione principale regga il conjuntivo. A ciascuno dei tempi verbali dell'indicativo corrisponde un tempo verbale in congiuntivo. Anche se il verbo della proposizione principale richiede il congiuntivo bisogna chiarire se gli avvenimenti descritti nella proposizione subordinata si sono svolti prima, allo stesso tempo o dopo essere stati immaginati.

Io temetti che avessi mentito.
Io temetti che mentisse.
Io temetti che avrebbe mentito.
Io temo che abbia mentito.
Io temo che menta.

Tuttavia, c'è una differenza per quanto riguarda i verbi che richiedono l'INDICATIVO in comparazione con l'italiano. (In CONGIUNTIVO non c'è nessuna differenza.) Se l'azione descritta nella proposizione è accaduta nel passato prossimo del parlante si usa il passato prossimo in italiano: Io so che ha mentito. Questo si deve al fatto che il passato prossimo in italiano viene utilizzato se un'azione ha ancora un impatto sul presente del locutore. In una frase come "Ho perduto il mio portamonete, non posso pagare", l'evento del passato prossimo, perdere il portamonete, ha un impatto sul presente. Il tempo verbale che corrisponde formalmente al passato prossimo italiano, che è formato alla stessa maniera, non ha questa funzione all'indicativo in portoghese, e per tanto si deve utilizzare il pretérito perfeito simples in questo contesto, cfr. 11.2.

All'INDICATIVO abbiamo pertanto il sistema presentato schematicamente nella tabella qui sotto.

Compiuto nel presente del locutore Sta succedendo nel presente del locutore
Verbo introduttivo al presente: pretérito perfeito simples
pretérito perfeito composto*
presente
verbo introduttivo al passato: pretérito mais-que-perfeito compostoimperfeito

* soltanto se l'azzione si ripete o dura fino il presente del locutoro.

Al CONGIUNTIVO (conjuntivo) non c'è nessuna differenza tra l'italiano e il portoghese. Scegliete nelle frasi seguenti l'opzione che corrisponde alla frase italiana. Possono esserci varie opzioni grammaticalmente corrette, ma soltanto una corrisponde alla frase italiana.

Spero che abbia fatto i tuoi compiti.
Espero que o teu trabalho.
Temo che sia soltanto per membri.
Temo que só para membros.
Pensai che lo avessi già fatto.
Pensei que já o .
Volevo che facessimo un'altra cosa.
Queria que outra coisa.
Volevo che non lo avessimo fatto.
Desejava que não o .
Volevo che facessero uno studio riguardo a questo.
Eu queria que eles uma pesquisa sobre isso.
Fu positivo che lui fosse uscito.
Foi bom que ele daqui.
Esigo che lui sia qui domani.
Eu exijo que você aqui amanhã.
Me ne vado prima che sia troppo tardi.
Eu partirei antes que tarde demais.
Volevamo che fosse in pieno funzionamento a partire del primo di gennaio.
Quisemos que em pleno funcionamento a partir de 1 de Janeiro.





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